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L’Arcipelago Eoliano: evoluzione geologica, fauna e flora

L’Arcipelago Eoliano: evoluzione geologica, fauna e flora

L’Arcipelago delle isole Eolie, formatosi nella fase pleistocenica dell’orogenesi Appenninica, è localizzato nel basso Tirreno, a nord della costa siciliana e ad ovest di quella calabrese. Le isole Eolie costituiscono un sistema vulcanico determinato dalla subduzione della litosfera oceanica sotto quella continentale, determinandone la fusione con liberazione di magma che, giunto in superficie, ha dato origine ad un arco insulare, l’arco Eoliano, lungo 200 km. L’arcipelago del Eolie, è situato nel Tirreno meridionale a nord della costa sicula e ad ovest di quella calabra, si è originato durante la fase Pleistocenica dell’orogenesi appenninica. La sua origine vulcanica è dovuta alla subduzione della litosfera oceanica rispetto a quella continentale e, la fuoriuscita di magma ha progressivamente creato l’arco insulare eoliano lungo circa 200 km composto oltre che dalle sette isole vulcaniche emerse (Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina,Stromboli, Vulcano), da vari monti sottomarini (seamount) (Alcione, Lametini, Palinuro, Glabro, Marsili, Sisifo, Eolo, Enarete).

L’evoluzione geologica delle Eolie è strettamente correlata alle numerose eruzioni con relativi depositi piroclastici e alla formazione di terrazzi marini. L’arcipelago, densamente popolato e coltivato fino alla prima metà del novecento, presenta oggi una netta inversione di tendenza; la vegetazione spontanea ha occupato gradualmente gli antichi terrazzi che un tempo venivano usati per la coltivazione di cereali e legumi, ricostituendo pregevoli aspetti di macchia mediterranea o praterie di graminacee come ad esempio in alcune zone dei versanti occidentali di Lipari e Salina, interessante è la presenza di essenze endemiche come il Citiso delle Eolie (Cytisus aeolicus).

A differenza della flora la fauna terrestre è relativamente più povera, come del resto è lecito attendersi nelle piccole isole di origine vulcanica mai entrate in contatto con la costa vicina e quindi senza che siano avvenute colonizzazioni da parte di nuove specie.

L’evoluzione geologica delle Eolie è strettamente correlata alle numerose eruzioni con relativi depositi piroclastici e alla formazione di terrazzi marini. L’arcipelago, densamente popolato e coltivato fino alla prima metà del novecento, presenta oggi una netta inversione di tendenza; la vegetazione spontanea ha occupato gradualmente gli antichi terrazzi che un tempo venivano usati per la coltivazione di cereali e legumi, ricostituendo pregevoli aspetti di macchia mediterranea o praterie di graminacee come ad esempio in alcune zone dei versanti occidentali di Lipari e Salina, interessante è la presenza di essenze endemiche come il Citiso delle Eolie (Cytisus aeolicus).

A differenza della flora la fauna terrestre è relativamente più povera, come del resto è lecito attendersi nelle piccole isole di origine vulcanica mai entrate in contatto con la costa vicina e quindi senza che siano avvenute colonizzazioni da parte di nuove specie.

Ridotto è il numero di mammiferi presenti, 8 sono le specie che si contano fra le quali oltretutto il Riccio europeo (Erinaceus europaeus), introdotto recentemente come anche il coniglio, anche se da tempi più remoti, le restanti sono costituite da roditori. Il gruppo di vertebrati più rappresentato è senza dubbio quello degli uccelli, le specie stazionarie sono quasi 50 mentre più di 200 sono quelle censite durante i passi migratori, in quanto la posizione geografica dell’arcipelago fa si che si trovi su una delle direttrici di passaggio di molte specie che dall’Africa raggiungono l’Europa.

Alcune di queste presentano notevole interesse conservazionistico, il Falco della regina (Falco eleonorae) ad esempio; la cui popolazione alle Eolie rappresenta 1/5 dell’intera popolazione italiana.

Di notevole interesse naturalistico è la  presenza di un rettile endemico,  la Podarcis raffonei, che è relegata esclusivamente su alcuni scogli e isolotti (La Canna Filicudi, Scoglio Faraglione a Salina, Strombolicchio e in poche aree di Vulcano ove sembra si trovi sull’orlo dell’estinzione per effetto della competizione con la Podarcis sicula), considerando che la superficie degli isolotti non supera l’ettaro, in base al rapporto numero di esemplari-superficie occupata, questo lacertide viene considerato una tra le specie più minacciate in Italia.

Per la loro peculiarità le isole Eolie godono di provvedimenti di tutela, sono state istituite arere di protezione terrestri, SIC e ZPS per proteggere determinati ambienti e le specie che in essi ritrovano.

Filicudi

L’isola di Filicudi (N 38°34′, E 14°35′), la quinta in ordine di grandezza dell’arcipelago delle isole Eolie, ha un’estensione di 9,7 Km2 e un’altezza di 774 m s.l.m., e rappresenta la parte sommitale di una più ampia struttura vulcanica di forma irregolare, la cui base si trova a circa mille metri di profondità. L’isola è dominata dal monte Fossa Felci, un vulcano spento, alto 774 m; oltre ad esso, ci sono altri sette vulcani, tutti spenti da molto tempo, e per questo fortemente corrosi dall’erosione. All’estremità Nord-orientale di questo allineamento si trova il centro vulcanico sommerso chiamato Filicudi Nord, mentre, sul lato Nord-occidentale dell’isola, affiorano i resti di un condotto vulcanico, Scoglio La Canna (85 m), e, a 47 m di profondità si trova il Banco di Filicudi. Questa zona mostra una geomorfologia marina di particolare valore, caratterizzata dalla presenza di una secca che generalmente risulta essere un area di interesse alimentare per i cetacei e le tartarughe marine nonché per le attività di pesca svolte dai pescatori della zona.

In generale l’isola presenta un andamento batimetrico abbastanza regolare che segue il profilo della costa, raggiungendo velocemente 30m di profondità, per poi scendere in maniera graduale e toccare i 1000m a 3km dall’isola. Ad una scala più fine tutta l’area marina circostante Filicudi presenta una notevole variabilità, dovuta alla presenza sia passata che attuale di intensi fenomeni vulcanici, tettonici, eustatici ed erosivi. Questo determina la presenza di una elevata biodiversità, che aumenta proporzionalmente con la complessità della topografia sottomarina.

Dal punto di vista dell’ evoluzione geologica,  Filicudi è stata la prima delle sette isole dell’arcipelago eoliano ad essersi formata, attraverso tre fasi principali di attività vulcaniche e molteplici edifici vulcanici. Le testimonianze di ciò ed alcuni affioramenti sono ben osservabili in differenti punti dell’isola. Gran parte del sistema vulcanico, comprendente anche Alicudi rimane comunque sommerso.

Il paesaggio vegetale è caratterizzato prevalentemente da vegetazione di tipo mediterraneo. E’ facile notare che l’isola è colonizzata prevalentemente da Fichi d’India, da oleandri, da stipe, da cisti, da eriche, da ginestre e da arbusti aromatici quali il rosmarino, il timo e il lentisco. Nella flora si trovano alcuni endemismi come il Cytisus aeolicus.

La fauna è documentata da alcune specie molto importanti. Sul versante NW si trova una colonia di Falco eleonorae e nella Grotta del Bue nidifica il Rondone pallido, molto disturbato dalla presenza dei turisti.

Tra le specie endemiche eoliane troviamo la lucertola Podarcis raffonei, confinata al giorno d’oggi sullo scoglio della Canna a NW di Filicudi a causa della competizione con la sua rivale in natura Podarcis sicula.Tra gli uccelli marini è presente la berta maggiore Calonectris diomedea e la berta minore Puffinus puffinus yelkouan.

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