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Fioritura algale

Fioritura algale
Fioritura algale
A cura di Noemi Toni
Le giornate si allungano, l’aria diventa più calda e si ascoltano i primi cinguettii, nonché a vedere i primi voli delle rondini.
Non ci sono più dubbi, abbiamo lasciato alle spalle le fredde giornate invernali per abbracciare la #primavera ed accogliere
un’esplosione di colori e odori, sia sulla terra ferma che sul mare. In questa stagione di cambiamenti non sono solo i fiori a sbocciare, ma anche le #alghe. Secondo voi, queste come riescono a fiorire sulla superficie marina?
La chiave che determina la fioritura algale è la perfetta combinazione tra la radiazione solare (necessaria per la fotosintesi) e la presenza di nutrienti (come il carbonio, l’azoto e il fosforo). Questa situazione “ideale” si riscontra soprattutto durante la primavera, quando si viene a sviluppare l’equilibrio tra la quantità di luce che viene assorbita dall’organismo e la disponibilità di nutrienti presenti in superficie. Ma procediamo con ordine! In inverno i movimenti del mare, come le onde e le correnti, sono più intensi e favoriscono quindi un maggiore rimescolamento della colonna d’acqua che, a sua volta, genera un abbondante trasporto dei nutrienti verso la superficie, iniziando il processo della fertilizzazione del mare. Giunta la primavera, arriva anche il bel tempo: le temperature aumentano e la quantità di luce diurna è maggiore, essendo tutti fattori necessari per la fioritura algale.
Una domanda per voi: il trasporto di nutrienti avviene solamente attraverso le onde e le correnti marine? Vi vengono in mente altri modi per rimescolare le acque profonde con quelle superficiali? La risposta è semplice! Esiste un animale che contribuisce involontariamente a quanto sopra, ma in modo determinante, grazie al suo movimento natatorio. Questo animale è il #capodoglio (Physeter macrocephalus, Linnaeus, 1758).
Questo gigante vive nel Mar #Mediterraneo e si nutre di grandi calamari, che si trovano ad elevate profondità; di conseguenza l’alternanza continua di immersioni ed emersioni che è costretto a fare per nutrirsi contribuisce a rimescolare le acque profonde (ricche di nutrienti) con quelle superficiali, grazie alle correnti verticali che si formano dal movimento ininterrotto dell’animale, dal basso verso l’alto e viceversa.
Non penserete mica che il suo contributo finisca qui, vero? Infatti, l’arricchimento dei nutrienti nelle acque superficiali è favorito anche dal rilascio di pennacchi fecali, ovvero escrementi ricchi di ferro e azoto, sempre da parte del capodoglio.
Il trasporto di questi nutrienti in superficie diventa fondamentale per mantenere in vita i microrganismi algali fotosintetici, base della catena alimentare e che hanno la capacità di rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera, trasportandola in profondità una volta morti.
Concludendo, tutto è collegato in un continuo processo benefico che permette all’ecosistema marino di continuare a vivere in salute. Spero di avervi incuriosito e vi invito a riportare alla mente questi concetti quando si parlerà del ruolo del capodoglio nell’ambiente marino o, addirittura, quando avrete il privilegio di osservarne uno dal vivo.