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Le praterie sommerse

Le Fanerogame marine sono vegetali molto più complessi delle alghe, con le quali spesso vengono confuse.

Originate da piante terrestri, dalle quale hanno ereditato strutture vegetative differenziate (radici, fusto o “rizoma”, foglie, fiori e frutti), circa 100 milioni di anni fa si sono evolute con speciali adattamenti colonizzando gli ambienti marini e rivestendo in essi un ruolo importante universalmente riconosciuto da oltre 30 anni.

Nel Mar Mediterraneo sono presenti diverse specie di fanerogame marine: Posidonia oceanica (Linnaeus) Delile, Cymodocea nodosa (Ucria) Ascherson, Zostera marina Linnaeus, Nanozostera noltii (Hornemann) Tomlinson & Posluzny e Halophila stipulacea (Forsskål) Ascherson.

Per l’estensione e importanza che P. oceanica svolge nel sistema litorale costiero, la gran parte delle ricerche condotte sulle fanerogame marine in Mediterraneo è focalizzata su questa specie della quale oggi vi parleremo.

Posidonia oceanica è una specie endemica del Mediterraneo dove ha trovato le condizioni ambientali ottimali di salinità, temperatura, tipo e natura del substrato e trasparenza delle acque.

Come tutte le fanerogame marine, questa specie modifica gli ambienti che colonizza originando sistemi specifici, comunemente chiamati “praterie”, che rivestono un ruolo importante per l’equilibrio delle coste e dell’ambiente marino in generale paragonabile a quello delle grandi foreste sulle terre emerse.

Questa pianta superiore, appartenente alla famiglia delle Posidoniaceae, è in grado di colonizzare in maniera continua la fascia costiera compresa tra la superficie ed una profondità massima che dipende dalla trasparenza dell’acqua.

Essa è dotata di vere radici e di un fusto modificato detto rizoma. Il rizoma, esternamente lignificato, si accresce sia in senso orizzontale (plagiotropo) colonizzando i sedimenti, che verticale (ortotropo) crescendo in altezza, contrastando l’insabbiamento dovuto al processo continuo di sedimentazione e permettendo di sfruttare luce e spazio disponibili.

Questo tipo di accrescimento da origine alla formazione di una struttura a terrazzo, formata dall’insieme di radici, rizomi e sedimento in essi intrappolato, comunemente chiamata “matte”.

La matte può avere un rilievo di alcuni metri (fino a 6 metri di altezza) ed è ricoperta da piante vive solo nella parte sommitale.

Le foglie che crescono a partire dalla base, possono essere lunghe anche più di 1 metro, funzionando da trappola per i sedimenti trasportati da correnti e onde. Esse, allo stadio adulto, si staccano e vengono trasportate da correnti e onde sui litorali dove formano, ammassandosi, grandi strutture chiamate banquettes che impediscono l’erosione dei litorali sabbiosi.

La Posidonia oceanica può riprodursi sia per via sessuata, mediante fiori e frutti, che asessuata.

Nella riproduzione sessuata i fiori sono contenuti in un’infiorescenza sostenuta da uno stelo.

I frutti maturano tra marzo e maggio, si staccano dalla pianta, galleggiando grazie alla presenza di sostanze oleose al loro interno, e vengono così trasportati dalle correnti in altre aree, dove, quando marciscono, si depositano sul fondo germogliando qualora le condizioni siano favorevoli al loro sviluppo.

Ma dal momento che la fioritura è un evento piuttosto raro, la principale modalità di riproduzione avviene per distacco di frammenti di rizomi terminali (asessualmente).

Dopo la caduta delle foglie, che avviene durate tutto l’anno, l’azione rotatoria di trasporto delle onde di risacca fa sì che i detriti della Posidonia oceanica, precedentemente frammentati, assumano una forma ovale/tondeggiante, dal colore marrone e dall’aspetto infeltrito, chiamati “egagropili” che generalmente si possono facilmente osservare lungo le spiagge.

Dal punto di vista ecologico questa pianta riveste un ruolo cruciale nel fragile equilibrio della fascia costiera mediterranea.

Rappresenta un habitat ideale per diverse specie che prediligono i microambienti sia marini, determinati dai vari comparti della pianta stessa, che terrestri (accumuli spiaggiati). La prateria di Posidonia oceanica è anche un’importante area di nursery per moltissimi organismi marini (crostacei, molluschi, pesci ecc…) che trovano rifugio per la riproduzione e l’accrescimento dei nascituri tra gli strati fogliari, i rizomi e le matte.

Ma oltre ad ospitare innumerevoli specie animali e vegetali, la Posidonia oceanica, è di fondamentale importanza soprattutto per gli elevati valori di produttività: la produttività di una prateria può infatti raggiungere i 16 g/m2/giorno di sostanza organica.

Una così importante specie ospitata dal mondo sommerso andrebbe protetta ma risultano diversi gli impatti antropici che stanno, via via sempre di più, contribuendo alla sua regressione.

Basti pensare all’urbanizzazione delle coste con il suo conseguente aumento degli inquinanti a seguito degli scarichi dei centri abitati, evento maggiormente accentuato durante la stagione estiva, o alle industrie e all’agricoltura.

Purtroppo le sostanze inquinanti finiscono in mare, per via diretta o indiretta, provocando una risalita del limite inferiore delle praterie di Posidonia oceanica.

A questo quadro già drammatico, si aggiungono l’aumento delle particelle in sospensione e l’eccesso di fitoplancton, che provocando lo sviluppo di epifiti vegetali sulle foglie di Posidonia oceanica, diminuiscono l’intensità luminosa di cui ha bisogno la pianta per la sua attività fotosintetica, che viene subordinatamente ridotta.

E per concludere, una grande minaccia è rappresentata dallo stress delle praterie legato all’uso smisurato di imbarcazioni, soprattutto nei mesi estivi, agli ancoraggi, agli impianti di acquicoltura e al sovra sfruttamento causato dalle attività di pesca.

Considerata l’importanza ecologica di questa specie e gli impatti antropici che la minacciano, invitiamo tutti voi lettori a prendere parte di un sistema atto alla salvaguardia, alla protezione e alla sua valorizzazione ecologica.

PROTEGGIAMO LE NOSTRE PRATERIE!!!